L’andamento del mercato dell’alluminio nel 2021
Il 2021 è stato un anno eccezionale per le materie prime, e i prezzi dei metalli non ferrosi quotati sull’LME non hanno fatto eccezione, guadagnando il 35%. Le quotazioni di rame e stagno hanno segnato il record storico, mentre il prezzo dell’alluminio e dello zinco ha segnato il massimo da 14 anni.
L’alluminio ha avuto la seconda migliore performance tra i principali metalli industriali, circostanza facilmente comprensibile guardando a quanto è successo in Cina, il maggior produttore e consumatore di alluminio.
L’anno scorso la produzione globale di alluminio primario ha raggiunto il record di 67,3 milioni di tonnellate, con tutta la crescita concentrata nella prima parte dell’anno. Infatti, la combinazione di politiche ambientali del governo cinese, che comportano limitazioni alla produzione di metallo primario (in gran parte prodotto utilizzando energia da carbone) e l’inizio di una grave crisi energetica in Cina, hanno portato a una costante riduzione della capacità produttiva del gigante asiatico, che è continuata anche nel 2021, cosicché il paese è diventato importatore netto di grezzo, con importazioni cinesi di alluminio primario pari a 1,5 milioni di tonnellate nei primi 11 mesi del 2021, con un aumento del 60% su base annua.
Peraltro, la diminuzione di capacità produttiva a livello mondiale è stata accompagnata da un costante aumento della domanda di alluminio, anche grazie a una forte ripresa dei consumi nei mercati occidentali, in buona parte sostenuta da incentivi pubblici.
La riduzione della produzione, accompagnata dall’aumento dei consumi, ha evidentemente eroso gli stock presenti nei magazzini LME. L’accentuarsi della scarsità di materie prime disponibili per i consumatori, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti (più del 90% degli stock di borsa si trovano in Asia e dunque più facilmente disponibili per la Cina e per il Giappone) è stata aggravata da un ulteriore restringimento dei colli di bottiglia nel settore della logistica, il che ha determinato una vera e proprio carenza di approvvigionamento a livello globale: l’indicatore Bloomberg del “vincolo di fornitura” (dati di fine 2021) per il mercato americano viaggia sui livelli massimi degli ultimi 20 anni, a indicare un elevatissimo stato di shock del sistema produttivo e analoghe situazioni sono evidenti anche in Europa. Smaltire tali “ingorghi” richiede tempo; nel frattempo il costo dei beni sale e l’entità del problema aumenta per quei settori maggiormente dipendenti dalle consegne esterne. È il caso del settore tessile e di quello dei metalli, fino a comprendere quelli del materiale elettrico, dei computer e dei veicoli a motore.
In sostanza quindi, produzioni in discesa, domanda in salita e colli di bottiglia nei trasporti hanno comportato durante il 2021 un forte aumento del prezzo LME e dei premi per l’alluminio primario. L’impennata dei prezzi dell’energia A cominciare dall’ultimo trimestre del 2021 si registrano sul mercato nuove situazioni, i colli di bottiglia si sono fatti ancora più acuti e non riguardano più solo l’approvvigionamento di materie prime, ma anche quello dell’energia.
Lo scenario vede un’inflazione sempre più sostenuta, i costi per le imprese continuano a salire, si percepiscono alcuni sintomi di possibile compromissione della crescita economica: per il 2022 si sta dunque delineando uno scenario d’incertezze sempre più ampio. All’inizio del quarto trimestre 2021 i problemi energetici dalla Cina si sono diffusi velocemente all’Europa; in un anno segnato dalla produzione da energie rinnovabili al di sotto delle attese (i venti del Mare del Nord sono stai più calmi che in passato), dalla progressiva chiusura di reattori nucleari in Germania, con alcune centrali nucleari francesi in manutenzione, l’Europa si è così trovata all’improvviso a dover competere con l’Asia nell’approvvigionamento di combustibili fossili.
I prezzi per l’energia sono saliti in modo violento e hanno raggiunto livelli così alti da mettere in pericolo le produzioni a maggior intensità energetica, tra cui quella di alluminio. Si stima che fino ad oggi in Europa sia stata sospesa la produzione di circa 800.000 tonnellate di alluminio primario, e che altre 400.000 tonnellate siano a rischio, per cui il deficit produttivo in Europa aumenterà da 3,5 a 4,2 milioni di tonnellate.
La crescente tensione nella catena di approvvigionamento è il motivo per cui il premio europeo dazio pagato sul prezzo LME cash è esploso da meno di 300 usd per tonnellata a 460 usd nel mese di dicembre. Nello stesso periodo la quotazione LME del metallo leggero è salita da circa 2600 usd a 3100 usd/ton.
Dopo l’andamento del mercato dell’alluminio nel 2021, uno sguardo al 2022
Lo scenario che si apre per la restante parte del 2022 è caratterizzato dal permanere di fondamentali positivi, messi in parte in discussione dall’emergere di tendenze macro economiche potenzialmente negative e dal perdurare dell’incertezza sulle conseguenze del Covid sui mercati.
Il 2022 è iniziato con politiche monetarie più restrittive (la FED ha annunciato che alzerà il tasso di interesse nel 2022), nell’ambito di un’inflazione in aumento, con la previsione di una riduzione del tasso di crescita dell’economia globale.
Permane poi lo spettro di un nuovo rallentamento del mercato immobiliare cinese, che da solo rappresenta circa il 30% del GDP del colosso asiatico. Tuttavia, guardando ai metalli non ferrosi, e in particolare all’alluminio, abbiamo diversi importanti segnali su cui riflettere: per gran parte del 2022 potranno perdurare i colli di bottiglia nella logistica e nelle catene di approvvigionamento, gli stock di materie prime rimarranno bassi, l’attenzione alle politiche ambientali per la decarbonizzazione e il supporto dei “metalli verdi”, rottame incluso, comporterà l’aumento dei costi di produzione, mentre il settore auto, frenato dal problema di approvvigionamento di semiconduttori, potrà dare segnali di miglioramento.
Fonte: A&L Aluminium Alloys Pressure Diecasting Foundry Tecniques