L’industria di fonderia europea nel 2021: il rimbalzo non riporta la produzione sui livelli pre-Covid
Secondo i dati del report annuale pubblicato dal CAEF la produzione di getti in Europa è cresciuta, nel 2021, del +16,8% rispetto all’anno precedente.
La produzione europea di getti di metalli ferrosi e non ferrosi nel 2021 ha raggiunto quota 14.509.300 tonnellate, con una crescita complessiva del +16.8%. Nonostante questo importante rimbalzo, il divario produttivo rispetto all’anno pre-Covid è ancora intorno al -7%. L’entità del gap è sostanzialmente simile sia per i ferrosi sia per i non ferrosi.
L’incremento totale è stato trainato maggiormente dal comparto dei metalli ferrosi (ghisa e acciaio) che, con un aumento pari a +17.6% ha portato il proprio output a 10.707.400 tonnellate. Il contributo dei getti non ferrosi, invece, è stato del +14.8% con un volume pari a 3.801.900 tonnellate.
Alcuni elementi macroeconomici della produzione europea di getti di metallo
Il 2021 è stato un anno ancora dominato dalla pandemia da Covid-19. L’attività economica ne ha risentito soprattutto a causa dei lockdown che hanno provocato allarmanti interruzioni delle catene globali di fornitura. Anche per l’industria europea di fonderia il 2021 è stato un anno complicato, denso di sfide più o meno pesanti in funzione dei settori committenti di destinazione dei getti. Nella seconda parte dell’anno gli esiti positivi della campagna vaccinale hanno portato a un allentamento delle tensioni, anche se la diffusione di nuove varianti ha continuato a condizionare il processo di recupero in Europa.
Contrariamente all’approccio europeo e nonostante il basso numero di contagi, il governo cinese ha seguito la cosiddetta politica zero-Covid. I prolungati lockdown cinesi e le conseguenti chiusure degli hub internazionali hanno portato a sconvolgimenti senza precedenti nel commercio globale e nelle catene del valore. L’aumento dei prezzi energetici e le limitazioni delle capacità di trasporto hanno innescato in seguito un processo inflazionistico senza precedenti, oltre a causare dei blocchi delle spedizioni con progressivi accumuli di beni intermedi e materie prime nei porti d’imbarco.
Nonostante le criticità elencate, i dati macroeconomici del 2021 per la Cina e gli USA hanno mostrato una buona tenuta, con una crescita del PIL rispettivamente del +8,1% e del +5,7%. Al contrario, i problemi della catena di approvvigionamento hanno colpito più duramente l’Europa e gli altri Paesi industrializzati. La Germania, che vanta una forte vocazione per l’industria dell’automotive, è stata fortemente colpita dalle interruzioni delle forniture. In questo caso la sua crescita economica ha raggiunto solamente il +2,6%. La crescita media del PIL dei Paesi CAEF è stata del +5,5% dopo il calo del 6,4% nel 2020. Gli interventi governativi introdotti dai singoli Paesi hanno sostenuto le imprese contenendo il tasso di disoccupazione medio al 7,4% con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto al 2020. Nel frattempo, i prezzi al consumo sono cresciuti del +3,3% nel 2021 (+1% nel 2020).
La situazione nelle principali industrie committenti delle fonderie
Costruzione di autoveicoli
Il mercato internazionale degli autoveicoli è stato duramente colpito dalle interruzioni della catena di approvvigionamento e in modo particolare dalla carenza dei semiconduttori.
La capacità produttiva dell’industria dei semiconduttori è improntata su una pianificazione di lungo termine. Per tale motivo l’offerta ha avuto una certa rigidità nel rispondere alle maggiori richieste dal lato della domanda, il cui livello è cresciuto significativamente sia per la spinta alla digitalizzazione impressa dal Covid in tutto il mondo, sia a causa del fenomeno dell’elettrificazione dei motori del settore automotive. Soprattutto nella seconda metà del 2021, la carenza dei semiconduttori ha impattato pesantemente sulla produzione dell’industria dell’auto.
Nel 2021 le vendite di autovetture nell’Ue sono diminuite nella media annua del 2%, posizionandosi intorno a 9,7 milioni di unità, con un deterioramento progressivo nella parte finale dell’anno. Il divario accumulato dal mercato Ue rispetto al periodo pre-crisi è cresciuto di 3,3 milioni di immatricolazioni.
Rispetto ai più importanti mercati dell’Ue, solo la Germania ha registrato un calo (-10%) nel 2021. Al contrario, l’Italia ha registrato l’incremento maggiore (+6%), seguita dalla Spagna (+1%) e dalla Francia (+1%). Anche nel Regno Unito le vendite di autovetture sono leggermente aumentate (+1%). Il mercato turco ha registrato un calo significativo dell’8%.
Negli Stati Uniti, il mercato dei veicoli leggeri (autovetture e autocarri leggeri) ha chiuso il 2021 con quasi 14,9 milioni di veicoli venduti (+3%). Nonostante i blocchi regionali, la Cina è riuscita in gran parte a riprendersi dalle interruzioni del 2020, recuperando i livelli del 2019 grazie a un aumento del +7% (21,1 milioni di unità), confermandosi, inoltre, il più grande mercato mondiale di autovetture. Il mercato giapponese ha totalizzato 3,7 milioni di autovetture, circa il 4% in meno dell’anno precedente, mentre le vendite di veicoli leggeri in Russia sono aumentate del +4% portandosi su 1,7 milioni di unità. L’aumento più significativo è stato registrato dall’India con un +27%, mentre il Brasile ha riportato una crescita modesta intorno al +1%.
Industria meccanica
Nel 2021 la produzione di macchine, impianti e attrezzature che fanno parte dell’industria meccanica all’interno del mercato Ue ha superato del 12% i risultati del 2020, ma con un divario ancora del 2% rispetto al 2019. Le persistenti strozzature dal lato dell’offerta hanno frenato lo slancio produttivo di questa industria che ha ripreso vigore nell’ultimo trimestre del 2021 quando la crescita è risalita all’8%.
La produzione mondiale di macchinari e attrezzature è stata pari a 3 trilioni di euro nel 2021, circa il 15% in più rispetto all’anno pandemico 2020. Nella sola Cina, il fatturato ammonta a quasi 1,1 trilioni di euro e l’aumento del 18% conferma la sua posizione di leader mondiale anche per il settore della meccanica. Tra gli altri Paesi, il Giappone ha conseguito un tasso di crescita importante del +17%, mentre gli Stati Uniti si sono dovuti accontentare di un +10%.
Nonostante l’impatto legato alla gravissima problematica dell’interruzione delle catene di approvvigionamento, la Germania nel 2021 ha mantenuto il terzo posto con un fatturato pari a 311 miliardi di euro (+10%), posizionandosi alle spalle degli Stati Uniti (347 miliardi di euro). Insieme i 27 paesi dell’Unione Europea esprimono 748 miliardi di euro di fatturato nella produzione della meccanica, circa un quarto del fatturato mondiale.
Industria delle costruzioni
Nel 2021 il settore europeo delle costruzioni ha sperimentato una crescita del 5,6% dopo il calo del 2020 (-4,4%) provocato dalla pandemia e dalle chiusure nazionali e settoriali finalizzate ad arrestare lo sviluppo dei contagi. Il recupero del 2021 ha permesso a questo settore di tornare sui livelli del 2019.
Dieci Paesi dell’Europa occidentale hanno raggiunto un volume totale di investimenti in costruzioni più elevato rispetto al periodo pre-pandemico del 2019. All’interno dei Paesi BIG-5, solo l’Italia ha superato significativamente il livello pre-crisi (+13,0%, dopo un calo del 4,5% nel 2020).
In Germania, la produzione di costruzioni nel 2021 è stata vicina al livello del 2019 (+0,1%), mentre in Francia è stata inferiore del 5,7%, in Spagna del 3,2% e nel Regno Unito del 2,9%. Anche i Paesi nordici hanno raggiunto un volume totale superiore al 2019 e in particolare la Danimarca ha mostrato la crescita più elevata (+17,8%).
Tra i quattro Paesi dell’Europa centrale e orientale, solo la Polonia ha raggiunto un livello superiore al 2019 (+1,5%).
La fonderia europea: dati e statistiche sui getti di metalli non ferrosi
Imprese e addetti
Il panorama europeo delle fonderie di metalli non ferrosi, nel 2021, ha perso circa l’1% delle unità produttive e il numero totale è scivolato al di sotto delle 2.300 imprese.
Al contrario l’occupazione ha avuto una dinamica opposta con una crescita del +1.9%, per un totale di circa 115.200 addetti diretti.
L’Italia ha una dimensione media delle fonderie di metalli non ferrosi pari a circa 22 addetti per impresa, una produzione media per addetto paria circa 47 tonnellate e una produzione media per impresa pari a 1.044 tonnellate.
La Germania, invece, ha una dimensione media di 97 addetti per impresa, una produzione media di 26 tonnellate per addetto e 2.503 tonnellate per impresa.
Produzione
Nel 2021 le fonderie di metalli non ferrosi (alluminio, leghe di rame, zinco, magnesio, ecc.) negli stati membri del CAEF hanno registrato un aumento della produzione del 14,8% portando l’output complessivo a 3,8 milioni di tonnellate.
I tre principali Paesi produttori di getti di metalli non ferrosi, Italia, Germania e Turchia, esprimono il 61,6% del volume totale e da sole Italia e Germania detengono una quota prossima al 45%. Sia in Italia che in Turchia, nel 2021, la produzione di getti di metallo è cresciuta a un ritmo superiore alla media europea (+33,6% e +29,4%).
Al contrario, la Germania ha maturato una crescita modesta del 4,8% che l’ha portata a cedere la leadership del comparto non ferroso all’Italia; il divario rispetto al 2019 per la Germania si estende al 20.1%.
La produzione di getti in leghe e metalli non ferrosi è dominata dai metalli leggeri: alluminio e magnesio hanno un’incidenza sul totale pari all’ 87,3%; la quota delle leghe di rame mantiene il peso del 5,7%, le leghe di zinco del 6,2%, mentre il restante 0,8% è costituito da altre leghe non ferrose.
Fonte: In Fonderia – ll magazine dell’industria fusoria italiana