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Cinque priorità per un’industria dell’alluminio decarbonizzata, resiliente e competitiva

Essendo una materia prima strategica, l’alluminio contribuisce in modo significativo all’impegno dell’UE verso l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Un’industria europea dell’alluminio competitiva è quindi essenziale per realizzare una transizione verde che sia “made in Europe”.

Una fiorente industria del metallo leggero non solo garantisce affidabilità nella catena di fornitura, ma promuove anche l’innovazione, la creazione di posti di lavoro e la crescita economica.

Nel tracciare il suo percorso verso un futuro sostenibile, l’industria italiana dell’alluminio, attraverso Assomet, invita i politici a porre le basi per un’economia resiliente, attenta all’ambiente e competitiva a livello globale tenendo conto di cinque aspetti e priorità.

Le priorità per un’industria di alluminio decarbonizzata

1. Elaborare una strategia industriale efficace che favorisca gli investimenti in Europa

Promuovere investimenti sostenibili nelle industrie di alluminio è fondamentale per la transizione verde. All’UE spetta il compito di offrire una politica industriale lungimirante, facilitando al tempo stesso un accesso alle risorse più rapido e sicuro. Per massimizzare questo impatto l’Europa deve attuare dei piani di sviluppo per le industrie chiave che garantiscano sostenibilità e investimenti. Iniziative come quella americana “Inflation Reduction Act” hanno reso gli investimenti più attrattivi in altre aree.

È fondamentale garantire il futuro delle industrie “made in Europe” mitigando i costi dell’energia; per questo chiediamo alla politica di progettare un fondo sovrano europeo a sostegno della competitività industriale e della decarbonizzazione. Tale soluzione dovrebbe essere accompagnata da una piattaforma di prestito gestita dalla Banca europea per gli investimenti. Un’efficace strategia industriale andrebbe affidata alla guida di un commissario esecutivo in grado di fornire una supervisione trasversale tra le varie direzioni generali (DG) in modo da garantire un coordinamento e un’attuazione efficace delle politiche ad hoc stabilite dall’UE.

2. Promuovere una transizione ecologica “made in Europe”

In considerazione della crescente domanda di alluminio prevista per la transizione ecologica e al fine di raggiungere i benchmark di riferimento del 2030 per le produzioni di materie prime indicate dal Critical Raw Materials Act (CRMA), invitiamo i politici a promuovere iniziative che possano aiutare la nostra industria ad avviare nuove capacità e/o recuperare quelle nel frattempo ridotte. Questo significa incrementare le attività di riciclo, rafforzando la connessione tra materie prime, tecnologie pulite e prodotti fabbricati in Europa. È indispensabile in quest’ottica sfruttare lo slancio fornito dal Green Dealper sostenere la più ampia produzione di Critical Raw Material e il Net-Zero Industry Act.

Insieme possiamo sbloccare una vera e propria “onda ristrutturatrice” che migliori le prestazioni energetiche degli edifici esistenti, in linea con i principi dell’efficienza energetica. Per raggiungere questo obiettivo, sarà necessario concentrarsi sulla sostituzione degli elementi costruttivi che fanno parte dell’involucro edilizio, quali finestre, facciate continue, rivestimenti e coperture dei tetti.

3. Mantenere competitivi a livello internazionale i prezzi dell’energia

Per facilitare una decarbonizzazione industriale che sia adatta alle esigenze dei settori a elevato consumo energetico esposti alla concorrenza internazionale, come nel caso dell’industria dell’alluminio, l’Europa necessita di un’implementazione rapida ed economicamente vantaggiosa di soluzioni energetiche verdi. È fondamentale stabilire un quadro legislativo onnicomprensivo per promuovere gli investimenti nelle tecnologie di decarbonizzazione. Ciò necessita un’accelerazione nell’adozione di accordi di acquisto di energia (PPA) attraverso l’attuazione delle disposizioni concordate nell’ultima riforma dell’assetto del mercato dell’elettricità (EMD), incoraggiando schemi di garanzia pubblica nazionali o dell’UE per i PPA e riducendo i costi di modellazione del consumo di elettricità decarbonizzata attraverso un sempre maggior impiego di energia rinnovabile.  È necessario, inoltre, che siano rafforzate le linee guida sugli aiuti di Stato per il clima, l’energia e l’ambiente (CEEAG) allo scopo di sostenere il consumo di elettricità e gas decarbonizzati.

Appare fondamentale anche dare priorità al mantenimento e al rafforzamento delle misure di protezione dalle rilocalizzazioni delle emissioni di carbonio esistenti, vale a dire l’assegnazione gratuita del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS)e la compensazione dei costi indiretti. Il nuovo meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM), infatti, nella sua concezione attuale non fornisce protezione dalla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio per la catena del valore dell’alluminio. Deve essere adattato alle specificità del contesto elettrointensivo e price-taker dell’alluminio e dovrebbe rispecchiare pienamente i costi del carbonio dell’EU ETS e occorre colmare le lacune esistenti.

Pertanto, il CBAM sulle importazioni di alluminio dovrebbe essere applicato solo alle  emissioni dirette e il sistema di compensazione dei costi indiretti ETS dovrebbe rimanere uno strumento di difesa dal rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio per le industrie  ad alta intensità elettrica.

È auspicabile una riforma dell’ETS che premi le industrie circolari e strategiche, come quella dell’alluminio, con l’introduzione di una metodologia di benchmarking ETS separata per il riciclo dell’alluminio, nonché di un “benchmark di prodotto” ETS separato per la produzione di allumina, che rifletterebbe in modo più accurato il livello di emissioni di CO2.

4. Rivitalizzare le politiche di difesa commerciale

Per ridurre la dipendenza di Italia e Unione Europea dai paesi terzi e l’afflusso di importazioni ad alta intensità di carbonio appare indispensabile adottare una posizione più forte contro le importazioni da paesi con economie non di mercato. Gli strumenti di difesa commerciale (TDI)dell’UE si sono rivelati finora insufficienti a mantenere il necessario livello di protezione per l’industria dell’alluminio. Occorre un approccio più pragmatico, che includa l’avvio di più casi ex officio e maggior prevenzione dell’elusione delle misure commerciali.

Come evidenziato da diversi rapporti OCSE, la filiera del metallo leggero è esposta in modo sproporzionato alle distorsioni del mercato - sotto forma di aiuti e sussidi - generate principalmente dalla Cina. Questa concorrenza sleale mina la sostenibilità e la crescita dell’intera catena del valore dell’alluminio europeo.

Per combattere le emissioni globali e affrontare l’eccesso di capacità non di mercato, una soluzione sarebbe quella di stabilire un solido accordo UE-Usa sull’alluminio sostenibile basato su condizioni di assoluta parità nei costi di produzione.

5. Gestire le sostanze chimiche in coerenza con la “circular economy”

Il successo dell’industria europea dipende dalla sua capacità di competere su un piano di parità con gli altri attori globali, garantendo al tempo stesso massima circolarità e basse emissioni di carbonio per l’immediato futuro.

L’industria dell’alluminio sostiene quindi fermamente una revisione del REACH che bilanci il ruolo critico dell’analisi socioeconomica con la gestione sostenibile complessiva delle sostanze chimiche e che non si ponga in contrasto con le strategie di economia circolare dell’UE.

È necessario, inoltre, un monitoraggio più efficace delle importazioni di prodotti semilavorati o finiti contenenti sostanze estremamente pericolose (SVHC)o in grado di generare problematiche (SoC).

 

Fonte: A&L Aluminium Alloys Pressure Diecasting Foundry Tecniques